giovedì 13 gennaio 2011

Breve intervista all’artista Domenico Olivero del curatore Tarcisio Dutto.

  
Tarcisio Dutto: perché il Candido, come mai questo libro del 1759, non è troppo lontano?
Domenico Olivero: Il fatto che sia stato scritto in secoli lontani è una conferma di come le cose importanti nonostante i cambiamenti estetici siano sempre le stesse. Il libro mi fu regalato tantissimi anni fa, in una bella edizione illustrata da Paul Klee, che lessi con molto interesse e allegria. Il personaggio ha diverse similitudini con me e con il mio modo, forse un poco più cinico, di vedere il mondo. Mi piace molto la sua ingenuità, la sua serenità nel vivere avvenimenti incredibili. Il suo approcciarsi agli accadimenti con continue sollecitudini, ma soprattutto la sua voglia di capire.

TD: le opere quindi sono direttamente ispirate al testo?
DO: non proprio, alcune lo sono in modo diretto, ma la maggior parte hanno preso forma nel periodo della lettura e quindi in una visione d’insieme del momento di riflessioni. Anche aperta alla casualità, di cui il testo stesso tratta. Sicuramente gli stimoli sono nati con la lettura ma poi liberati dall’esigenza descrittiva/illustrativa tentano di trasmettere una percezione sentimentale/emozionale su più livelli.

TD: come ha costruito la mostra?
DO: ho pensato allo spazio della galleria come ad un’opera unica in cui i diversi lavori venissero posti in relazione fra loro, ho pensato quindi di assemblare tutto il progetto in una rete di corrispondenze, suggerendo percorsi diversi che ognuno può a sua volta mutare.

Nessun commento:

Posta un commento